La Guerra Civile in Spagna (1936-39) - Pagina 2
 
 
 
 
  Unione Nazionale Ufficiali in Congedo d’Italia  - Sezione all’Estero per Isole Canarie / Spagna
  C/le Sta. Bárbara  nr. 1/3- 38683 Los Gigantes ( S/C de Tenerife )  ESPAÑA   - Tel. +34 6423 83010 - Email  info@unuci.es - NIF G10574366
  
  
 
 
 
  
  
 
 
  
 
 
  L’Agente Consolare a Malaga, Cav. Tranquillo Bianchi.
  In
  questo
  clima
  di
  atrocità
  e
  terrore,
  un
  personaggio
  provvidenziale,
  l’agente
  consolare
  italiano
  Tranquillo,
  mise
  in
  atto
  una
  piccola
  “Schienderlist”
  tutta
  italiana
  che 
  funzionò sia con la Malaga in  mano al “Frente Popular”, e sia quando le truppe nazionaliste presero in consegna la città dopo l’8 febbraio del ’36. 
  Nel
  periodo
  repubblicano,
  l’agente
  consolare
  Bianchi
  nascose
  presso
  il
  proprio
  Consolato
  il
  vescovo
  di
  Malaga
  con
  il
  parroco
  di
  San
  Juan.
  Chiamata
  via
  radio
  un 
  mercantile
  italiano
  (
  Silvia
  Ticovit
  ),
  all’alba
  del
  20
  settembre
  del
  ’36,
  di
  nascosto,
  fece
  traghettare
  a
  Tangeri
  l’alto
  prelato
  accompagnato
  dal
  monsignore
  di
  San
  Juan
  e 
  da
  altri
  fedeli
  9
  tra
  i
  quali
  anche
  dei
  familiari
  del
  generale
  Queipo
  de
  Llano),
  evitando
  cosi’
  il
  loro
  sequestro
  e
  deportazione
  da
  parte
  di
  bande
  armate 
  repubblicane
  18
  . 
  Anche
  dopo
  la
  consegna
  di
  Malaga,
  durante
  le
  efferate
  operazioni
  di
  “
  limpieza
  ”
  compiuta
  dai
  Nazionalisti,
  grazie
  alle
  sue
  personali
  conoscenze
  e
  forte
  della 
  gratitudine
  guadagnata
  con
  la
  fuga
  del
  Vescovo,
  riuscì
  ad
  intercedere
  con
  le
  autorità 
  militari
  e
  a
  salvare
  centinaia
  di
  abitanti
  di
  Malaga
  arrestati
  e
  condannati
  a 
  morte dai tribunali militari di occupazione.
  Il
  seguente
  Rapporto
  Segreto
  del
  Console
  di
  Siviglia
  Conti
  diretto
  al
  Ministro
  degli
  Esteri
  Ciano,
  di
  cui
  si
  trascrive 
  un
  estratto,
  descrive
  dettagliatamente
  il
  comportamento
  eroico
  dell’Agente
  Consolare
  Cav.
  Tranquillo
  Bianchi
  a 
  favore
  della
  popolazione
  oppressa:
  «
  …
  
  continua
  in
  Malaga
  la
  repressione
  di
  elementi
  comunisti,
  posta
  in
  atto
  su 
  larga
  scala
  e
  con
  indiscutibile
  durezza
  dal
  governo
  nazionale.
  Essa
  si
  fonda
  su
  provvedimenti
  che
  sono 
  sostanzialmente
  sommari,
  più
  per
  il
  sistema
  sbrigativo
  con
  cui
  vengono
  attuati
  che
  per
  la
  procedura,
  alla
  quale
  la 
  giustizia
  militare
  si
  sforza
  di
  conservare
  una
  certa
  forma
  esteriore.
  Gli
  imputati
  sono
  nella
  grande
  maggioranza
  i 
  comunisti
  attivi
  ~uomini
  e
  donne
  ~che
  non
  hanno
  potuto
  abbandonare
  la
  città
  prima
  dell'occupazione
  da
  parte
  delle 
  truppe
  nazionali
  e
  che
  devono
  rispondere
  di
  delitti
  per
  lo
  più
  gravissimi;
  vi
  sono
  tuttavia,
  in
  mezzo
  a
  questi,
  elementi 
  grigi
  che
  sotto
  la
  minaccia
  del
  terrore
  si
  sono
  lasciati
  passivamente
  imporre
  ed
  assorbire
  dal
  comunismo
  imperante. 
  ..omissis….
  La
  condanna
  a
  morte
  viene
  inflitta
  non
  soltanto
  per
  omicidio
  e
  violenze
  ma
  anche
  per
  atti
  di
  sabotaggio
  e 
  di
  devastazione.
  Particolarmente
  severa
  è
  la
  repressione
  nei
  confronti
  delle
  Guardie
  Civili
  e
  dei
  Carabineros 
  (corrispondenti
  alle
  nostre
  Guardie
  di
  Finanza)
  che
  avevano
  offerto
  i
  loro
  servizi
  al
  regime
  rosso…omissis….
  In 
  complesso,
  dall'occupazione
  di
  Malaga
  ad
  oggi
  le
  fucilazioni
  ammonterebbero,
  secondo
  le
  cifre
  fornite
  dal
  cav. 
  Bianchi,
  a
  oltre
  tremila.
  L'azione
  svolta
  da
  questo
  agente
  consolare
  per
  ottenere
  la
  sospensione
  delle
  esecuzioni 
  assorbe
  praticamente
  tutta
  la
  sua
  attività
  giornaliera.
  Ho
  potuto
  constatare
  de
  visu
  la
  pietosa
  scena
  che
  si
  svolge
  ogni
  giorno
  dinanzi
  alla
  porta
  dell'albergo
  ove
  egli
  abita: 
  una
  folla
  di
  congiunti,
  di
  donne,
  di
  preti
  si
  reca
  da
  lui
  a
  intercedere
  per
  i
  condannati
  che
  debbono
  essere
  fucilati
  nella
  notte
  stessa
  o
  l'indomani.
  L'intervento
  del
  Bianchi
  ha 
  un
  carattere
  più
  che
  altro
  personale
  e
  privato
  e
  si
  fonda
  sull'indiscutibile
  prestigio
  di
  cui
  egli
  gode
  presso
  gli
  ambienti
  locali
  della
  Falange,
  presso
  i
  funzionari
  subordinati 
  delle
  amministrazioni
  locali
  e
  sopratutto
  presso
  la
  popolazione
  malaghegna
  che
  non
  vede
  tanto
  in
  lui
  il
  rappresentante
  consolare
  del
  governo
  italiano,
  quanto,
  e 
  soprattutto, uno dei primi «squadristi» del movimento nazionale in Malaga. 
  Pieno
  di
  coraggio,
  generoso,
  irriflessivo,
  sentimentalissimo,
  teatrale,
  il
  Bianchi
  ha
  molti
  numeri
  per
  piacere
  agli
  spagnuoli
  del
  Sud.
  …omissis…
  l'intervento
  del
  Bianchi
  per
  la 
  sospensione
  delle
  esecuzioni,
  come
  ho
  potuto
  constatare
  personalmente,
  si
  svolge
  per
  lo
  più
  in
  questo
  modo:
  Bianchi~
  che
  ha
  ingresso
  libero
  in
  tutte
  le
  prigioni
  di
  Malaga
  ~ 
  si
  reca
  nelle
  sezioni
  dei
  condannati
  a
  morte
  con
  una
  lista
  di
  nomi
  fornitagli
  dai
  suoi
  numerosi
  postulanti
  e
  sovente
  basta
  un
  breve
  colloquio
  col
  vice
  direttore
  di
  turno
  per 
  ottenere
  la
  provvisoria
  sospensione
  dell'esecuzione.
  Nella
  notte
  del
  6
  corrente,
  per
  esempio,
  uno
  dei
  suoi
  protetti
  ~
  per
  il
  quale
  egli
  aveva
  già
  ottenuto
  la
  sospensione
  della 
  pena
  ~essendo
  stato
  fucilato
  cinque
  minuti
  prima,
  Bianchi
  ha
  potuto
  ottenere
  in
  cambio
  la
  vita
  di
  altri
  due
  comunisti,
  scelti
  a
  caso,
  che
  si
  trovavano
  già
  letteralmente 
  dinanzi
  al
  plotone
  d'esecuzione.
  Per
  quest'ultima
  «variazione»
  è
  bastato
  il
  consenso
  del
  comandante
  del
  plotone
  stesso.
  L'indomani
  i
  fatti
  vengono
  dai
  funzionari
  subalterni 
  segnalati
  ai
  superiori,
  attraverso
  la
  lenta
  e
  ancora
  disordinata
  burocrazia
  giudiziaria,
  mentre
  i
  condannati
  passano
  ad
  altro
  carcere,
  perpetuando
  di
  fatto
  la
  loro
  situazione 
  alquanto incerta di «sospesi a titolo provvisorio» dall'esecuzione. 
  Come
  l'Eccellenza
  Vostra
  comprende,
  questa
  azione
  del
  Bianchi
  non
  appoggia
  tanto
  su
  aderenze
  di
  alte
  personalità
  ufficiali,
  che
  assai
  poco
  dimostrerebbero
  di
  gradire 
  questo
  intervento
  diretto
  nell'esercizio
  dei
  loro
  poteri,
  ma
  agisce
  per
  contro
  dal
  basso
  in
  alto,
  penetrando
  fra
  le
  maglie
  e
  agguantandosi
  alle
  falle
  di
  questo
  singolarissimo 
  sistema
  di
  amministrare
  la
  giustizia,
  ora
  tragicamente
  e
  ora
  bonariamente
  approssimativo.
  La
  verità
  è
  che
  in
  questa
  atmosfera
  di
  rivoluzione
  il
  valore
  etico
  della
  vita
  umana 
  è ridotto al minimo, per cui anche le questioni gravi in cui essa è in gioco, sono trattate come affari di ordinaria amministrazione. 
  Bianchi
  asserisce
  che
  su
  tremila
  condannati
  a
  morte
  egli
  è
  riuscito
  a
  sospendere
  l'esecuzione
  a
  favore
  di
  oltre
  quattrocento,
  il
  che
  rappresenterebbe
  un
  successo
  veramente 
  notevole.
  Egli
  agisce
  principalmente
  sotto
  l'impulso
  della
  sua
  schietta
  emotività
  sentimentale
  e
  per
  l'ambizione
  di
  accrescere
  la
  sua
  popolarità.
  Sarebbe
  tuttavia
  augurabile
  - 
  in
  questo
  senso
  gli
  ho
  dato
  precise
  istruzioni
  -
  che
  questi
  suoi
  interventi
  fossero
  più
  scrupolosamente
  vagliati
  per
  evitare
  che
  essi
  cadano
  a
  favore
  di
  elementi
  troppo 
  gravemente
  invisi
  alle
  autorità
  governative,
  o
  che
  comunque
  non
  meritano
  la
  protezione
  fascista.
  Lo
  ho
  anche
  consigliato
  di
  essere
  più
  riservato
  e
  di
  astenersi
  dal 
  manifestare
  in
  pubblico,
  con
  esuberante
  sincerità,
  giudizi
  che
  offendono
  la
  suscettibilità
  degli
  elementi
  di
  governo,
  potrebbero
  indebolire
  la
  sua
  posizione
  e
  limitare
  le
  sue 
  possibilità
  di
  movimento.
  È
  infatti
  un
  peccato
  che
  per
  simili
  imprudenze,
  egli
  abbia
  un
  pò
  compromesso
  il
  suo
  ascendente,
  (un
  tempo
  così
  notevole
  perché
  legato
  a
  motivi
  di 
  riconoscenza
  personale)
  con
  il
  generale
  Queipo
  de
  Llano.
  Il
  cav.
  Bianchi,
  in
  un
  telegramma
  direttamente
  inviato
  all'Eccellenza
  Vostra,
  ha
  fatto
  cenno
  ad
  un
  eventuale 
  pericolo
  di
  gravi
  complicazioni
  politiche
  in
  seguito
  all'eccessiva
  durezza
  della
  repressione
  e
  lamenta
  come
  in
  tale
  repressione
  venga,
  a
  suo
  modo
  di
  vedere,
  coinvolta
  la 
  responsabilità morale del governo fascista.…omissis…
  Quando
  …
  alla
  pretesa
  corresponsabilità
  del
  governo
  fascista
  nella
  repressione,
  va
  notato
  che
  a
  Malaga,
  dove,
  fra
  l'altro
  non
  vi
  sono
  attualmente
  che
  otto
  volontari
  italiani, 
  l'opinione
  pubblica
  ben
  sa
  che
  il
  R.
  Governo
  si
  è
  astenuto
  dall'intervenire
  ufficialmente
  in
  tale
  campo
  per
  evitare
  slittamenti
  d'autorità,
  e
  che,
  se
  intervento
  puramente 
  ufficioso e amichevole vi è stato attraverso l'opera personale di Bianchi, esso ha mirato a limitare gli eccessi e a consigliare la moderazione. 
  È
  mia
  impressione,
  in
  definitiva,
  che
  la
  repressione,
  indiscutibilmente
  necessaria
  in
  profondità
  sia
  stata
  forse
  eccessiva
  in
  estensione.
  Una
  volta
  distrutti
  tutti
  i
  nuclei
  del 
  movimento
  sovversivo,
  credo
  che
  la
  Spagna
  Nazionale
  sarebbe
  salva
  ugualmente
  se
  a
  Malaga
  si
  fucilasse
  qualche
  centinaia
  di
  comunisti
  di
  meno,
  che
  domani,
  sotto
  un 
  governo forte e comprensivo, potrebbero venire gradualmente riassorbiti…..
  »
  19
  .
  Spagnoli ed Italiani
  Inizialmente
  Franco
  temette
  di
  vedere
  diminuito
  il
  suo
  prestigio
  militare
  e
  si
  
  lamentò
  con
  Mussolini
  della
  presenza 
  cospicua
  di
  milizie
  italiane,
  ribadendo
  che
  la
  sua
  richiesta
  di
  aiuto
  si
  limitava
  solo
  all’invio
  di
  aerei,
  mezzi
  da 
  trasporto,
  armi
  e
  munizioni.
  Lo
  stesso
  Franco
  si
  sarebbe
  lamentato
  di
  essersi
  ritrovato
  sul
  proprio
  territorio
  un 
  esercito
  straniero,
  di
  cui
  avrebbe
  fatto
  volentieri
  a
  meno.
  Dopo
  il
  successo
  di
  Malaga,
  il
  futuro
  Caudillo
  dovette 
  ricredersi,
  anche
  perché
  la
  presenza
  delle
  truppe
  del
  CTV
  erano
  strettamente
  legate
  all’elargizione
  di
  mezzi
  aerei
  e 
  navali
  concessi
  dall’Italia
  fascista,
  che
  alla
  primavera
  del
  1937
  avrebbe
  inviato
  ben
  più
  di
  35.000
  uomini
  completi
  di 
  un
  Gruppo
  di
  artiglieria
  di
  vario
  calibro
  e
  di
  una
  unità
  del
  Genio.
  L’aviazione
  italiana
  vantava
  gia’
  sul
  campo
  14 
  bombardieri,
  27
  aeri
  da
  caccia
  e
  21
  da
  ricognizione
  con
  base
  sugli
  aeroporti
  con
  pista
  interrata
  di
  Soria
  e
  ad 
  Almazàn
  20
  .
  L’esercito
  spagnolo
  nazionalista
  non
  vedeva
  sempre
  di
  buon
  occhio
  la
  massiccia
  presenza
  degli
  italiani 
  visto
  talvolta
  come
  un
  esercito
  fascista
  di
  occupazione
  del
  territorio
  spagnolo.
  La
  loro
  bramosia
  di
  ottenere
  una 
  vittoria
  lampo
  per
  aggiungere
  trionfi
  ed
  allori
  al
  Duce,
  portò
  a
  mal
  giudicare
  sia
  l’esercito
  repubblicano
  come
  quello 
  di
  Franco.
  Inoltre
  non
  vi
  era
  da
  parte
  italiana
  una
  visione
  coerente
  della
  situazione
  reale
  spagnola,
  senza
  tenere
  in 
  giusta
  considerazione
  la
  particolare
  geografia
  e
  del
  clima
  iberico:
  l’euforica
  sottovalutazione
  delle
  capacità
  belliche 
  del
  nemico
  fu
  un
  grave
  errore
  che
  gli
  italiani
  pagheranno
  molto
  caro
  sui
  campi
  di
  battaglia
  per
  la
  presuntuosa 
  conquista
  di
  Madrid.
  Le
  continue
  dispute
  con
  lo
  Stato
  Maggiore
  spagnolo
  per
  imporre
  i
  propri
  piani
  militari,
  il
  voler 
  essere
  indipendenti
  ed
  autonomi
  con
  le
  proprie
  unità
  di
  attacco
  per
  poter
  vantare
  i
  propri
  trionfi
  da
  dedicare
  al 
  Duce
  e
  all’Italia
  fascista,
  instaurarono
  un
  atteggiamento
  di
  diffidenza
  e
  di
  fastidio
  tra
  le
  alte
  gerarchie
  militari 
  nazionaliste
  spagnole.
  A
  livello
  popolare
  i
  soldati
  italiani
  venivano
  derisi
  per
  le
  loro
  impeccabili
  ed
  eleganti
  uniformi 
  dai
  camerati
  spagnoli
  che
  chiamando
  “
  señoritos
  
  a
  passeggio
  sul
  suolo
  spagnolo”.
  I
  militari
  fascisti
  erano 
  continuamente
  canzonati
  per
  i
  loro
  “pennacchi”,
  per
  le
  loro
  vistose
  divise
  indossate
  con
  quell’aria
  sfarzosa
  di
  conquistatori
  e
  per
  lo
  spruzzarsi
  continuamente 
  acqua
  di
  colonia.
  I
  commilitoni
  spagnoli
  invidiosi
  del
  loro
  elegante
  portamento
  si
  domandavano:
  “Ma
  dove
  si
  è
  visto
  mai
  un
  soldato
  improfumato
  ?!“.
  Le
  condizioni 
  dei
  militari
  spagnoli,
  sia
  nazionalisti
  che
  repubblicani,
  erano
  molto
  misere
  e
  non
  era
  raro
  incontrarli
  mezzi
  scalzi
  o
  con
  la
  suola
  delle
  scarpe
  fatta
  con
  le
  coperture 
  dei
  pneumatici
  dei
  camion
  e
  ritagliate
  a
  mo’
  di
  ciabatte
  imbracciando
  degli
  enormi
  ed
  antichi
  vecchi
  moschetti.
  Tutto
  ciò
  cozzava
  con
  l’impeccabilità
  del
  vestiario 
  degli
  italiani,
  nonché
  delle
  loro
  colonne
  motorizzate
  e
  degli
  equipaggiamenti
  moderni
  che
  li
  faceva 
  risaltare
  sulle
  arretrate
  e
  povere
  condizioni
  dell’esercito 
  nazionalista.
  Nonostante
  le
  goliardiche
  dicerie, 
  per
  molti
  spagnoli
  gli
  italiani
  venivano
  considerati
  come
  gente
  molto
  educata,
  corretta
  ed
  impeccabile
  nel 
  tratto
  e
  nel
  comportamento
  con
  gli
  abitanti
  delle
  zone
  che
  attraversavano,
  raggiungendo
  ad
  alti
  livelli
  di 
  fraternizzazione
  con
  la
  popolazione
  civile.
  Con
  le
  donne
  erano
  presuntuosi
  ed
  altezzosi
  e
  furono
  numerosi 
  i
  casi
  di
  cuori
  infranti
  a
  cui
  seguirono
  gravidanze
  di
  donne
  nubili,
  la
  cui
  unica
  colpa
  era
  quella
  di
  aver 
  creduto
  alle
  facili
  promesse
  di
  questi
  italiani
  incantatori.
  È
  da
  dire
  che
  però
  molti
  di
  loro
  furono
  di
  parola
  e 
  alla
  fine
  della
  guerra
  rimasero
  in
  Spagna
  per
  formare
  la
  loro
  propria
  famiglia
  e
  per
  trovare
  un
  lavoro 
  onesto:
  a
  prova
  di
  ciò
  sono
  i
  cognomi
  italiani
  che
  si
  possono
  incontrare
  sulla
  penisola
  iberica
  e
  che 
  provengono
  da
  quei
  matrimoni
  misti
  che
  seppero
  trasmettere
  ai
  loro
  figli
  e
  nipoti
  i
  ricordi
  delle
  prodezze 
  militari
  in
  Spagna
  ed
  il
  loro
  legame
  con
  la
  lontana
  Italia.
  
  Purtroppo
  si
  registrarono
  tra
  la
  popolazione 
  anche
  atti
  di
  abusi,
  prepotenze
  ed
  atti
  vandalici,
  per
  lo
  più
  dovuti
  alla
  presenza
  tra
  le
  file
  dei
  fascisti
  di 
  molti ex-detenuti e di gente senza scrupoli
  21
  .
  Il contrabbando di aiuti italiani alla causa repubblicana spagnola
  Un
  aspetto
  controverso
  della
  politica
  italiana
  nel
  periodo
  del
  conflitto
  spagnolo
  fu
  l’interessata
  tolleranza
  da
  parte
  del
  Governo
  fascista
  al
  commercio
  di
  mercanzie 
  e
  prodotti
  italiani
  con
  la
  parte
  repubblicana.
  Questo
  traffico
  di
  materiali
  non
  esisteva
  ufficialmente,
  ma
  questo
  non
  significava
  che
  non
  accadeva
  con
  una
  certa 
  regolarità.
  Il
  contrabbando
  di
  materie
  prime
  per
  l’industria,
  elementi
  e
  parti
  per
  l’industria
  bellica,
  farine,
  zucchero,
  rappresentava
  una
  fonte
  di
  guadagno
  per
  la 
  piccola
  e
  media
  borghesia
  strettamente
  legata
  al
  fascismo
  e
  all’idea
  di
  una
  egemonia
  sì
  militare,
  ma
  anche
  economica
  sull’intera
  area
  mediterranea,
  considerata 
  come
  una
  zona
  di
  pertinenza
  più
  o
  meno
  esclusiva.
  Si
  giustificava
  che
  l’invio
  di
  mercantili
  sui
  porti
  repubblicani,
  oltre
  che
  poter
  acquisire
  informazioni 
  sull’organizzazione bellica, servisse anche da via di fuga via mare per i profughi scampati alla repressione repubblicana, protetti dalla Regia Marina Militare italiana. 
  È
  però
  pur
  vero
  che
  la
  maggior
  parte
  di
  questo
  commercio
  clandestino
  avveniva
  tramite
  la
  Francia,
  utilizzando
  i
  porti
  francesi
  di
  Marsiglia
  o
  le
  vie
  di
  collegamento 
  attraverso
  i
  Pirenei.
  L’ufficiosità
  di
  questo
  contrabbando
  “assistito”
  viene
  confermata
  da
  delle
  note
  ed
  istruzioni
  del
  Ministero
  delle
  Comunicazioni
  con
  cui
  si 
  consigliava
  alle
  navi
  italiane
  che
  potenzialmente
  commerciavano
  con
  la
  Repubblica
  di
  Spagna,
  di
  evitare
  lo
  scalo
  marittimo
  di
  Marsiglia
  dove
  i
  controlli
  venivano 
  eseguiti con più frequenza ed attenzione
  22
  .
  La disastrosa battaglia di Guadalajara
  Nel
  marzo
  del
  ’37
  le
  truppe
  nazionaliste
  di
  Franco
  puntarono
  sulla
  conquista
  della
  capitale
  e
  decisero
  di 
  farlo
  da
  Nord
  attraverso
  la
  direttrice
  Madrid-Zaragozza,
  affidando
  alle
  truppe
  del
  CTV
  il
  settore
  Nordest 
  di
  Guadaljara.
  Il
  comandante
  in
  capo
  delle
  forze
  italiane
  era
  il
  Generale
  Mario
  Roatta,
  mentre
  al
  Generale 
  Bergonzoli
  venne
  dato
  il
  comando
  delle
  truppe
  impiegate
  nell’operazione
  disponendo
  di
  un
  totale
  di 
  circa
  oltre
  35.000
  uomini
  (la
  maggior
  parte
  composta
  da
  miliziani
  fascisti),
  4
  squadroni
  dei
  carri
  leggeri 
  da
  combattimento
  Fiat
  Ansaldo,
  160
  cannoni
  di
  artiglieria,
  1500
  camione
  4
  stormi
  di
  caccia
  Fiat
  CR32
  per 
  un
  complessivo
  di
  80
  apparecchi
  rischierati
  sugli
  aeroporti
  di
  Soria
  e
  di
  Amazàn
  23
  .
  Per
  i
  generali
  italiani 
  sarebbe
  stata
  questa
  un’imperdibile
  occasione
  per
  dimostrare
  agli
  antiquati
  generali
  spagnoli
  di
  come 
  potessero
  le
  nuove
  tattiche
  di
  guerra
  veloce,
  unite
  al
  il
  valore
  delle
  milizie
  fasciste,
  ottenere
  una
  vittoria 
  rapida,
  facile
  e
  sicura,
  come
  quella
  di
  Malaga.
  La
  baldanzosa
  sicurezza
  dello
  Stato
  Maggiore
  italiano
  era 
  basata
  su
  erronee
  analisi
  e
  valutazioni
  tratte
  dalle
  battaglie
  di
  Malaga,
  dove
  il
  nemico
  abbondonò
  il 
  territorio
  senza
  ingaggiare
  una
  vera
  battaglia
  in
  campo
  aperto.
  Inoltre
  l’impazienza
  di
  voler
  finalmente 
  dimostrare
  il
  valore
  ed
  il
  potere
  di
  impatto
  dei
  propri 
  Reparti
  (in
  realtà
  carenti
  di
  ufficiali
  e
  militari
  professionali
  adeguatamente
  addestrati)
  
  non
  diede
  la
  possibilità
  ai 
  servizi
  di
  intelligence
  italiani
  di
  ottenere
  le
  corrette
  informazioni
  sulle
  potenzialità
  belliche
  del
  nemico
  ,
  che
  contava 
  già
  dell’appoggio
  delle
  Brigate
  Internazionali
  e
  Miste
  
  (tra
  cui
  la
  Brigata
  Garibaldi
  formata
  da
  volontari
  antifascisti 
  italiani)
  e
  di
  un’efficiente
  aviazione
  repubblicana
  dotata
  dei
  velivoli
  da
  guerra
  russi.
  Le
  pessime
  condizioni 
  meteorologiche
  di
  quell’inizio
  marzo,
  penalizzarono
  ulteriormente
  le
  truppe
  del
  CTV,
  che
  ancora
  vestivano
  delle 
  uniformi
  di
  tela
  inadeguate
  al
  clima
  invernale
  degli
  altopiani
  iberici.
  Il
  giorno
  prima
  della
  battaglia,
  il
  7
  di
  marzo,
  il 
  tempo
  veniva
  descritto
  come
  pessimo,
  con
  neve,
  pioggia
  e
  forti
  raffiche
  di
  vento.
  Da
  giorni
  le
  truppe
  si
  lamentavano 
  che
  non
  ricevevano
  un
  pasto
  caldo.
  Molte
  unità
  avevano
  trascorso
  diversi
  giorni
  immobilizzati
  sui
  propri
  mezzi
  al
  lato 
  della
  strada
  impercorribile
  senza
  guanti
  di
  lana
  o
  passamontagna.
  La
  mattina
  dell’8
  marzo
  del
  ’36
  l’artiglieria
  italiana 
  iniziò
  il
  combattimento
  con
  il
  martellamento
  delle
  postazioni
  repubblicane.
  L’aviazione
  italiana
  non
  poté
  essere 
  impiegata
  per
  la
  impraticabilità
  delle
  piste
  in
  terra
  battuta,
  cosa
  che
  invece
  non
  accadde
  per
  quella
  repubblicana, 
  rischierata
  in
  aeroporti
  più
  attrezzati
  da
  dove
  decollarono
  senza
  difficoltà,
  trasformandosi
  in
  una
  carta
  vincente
  per 
  l’esercito
  lealista.
  Quando
  l’isteria
  della
  “Guerra
  Celere”
  si
  manifestò
  con
  gli
  ordini
  di
  lanciarsi
  con
  i
  blindati
  contro
  le 
  postazioni
  nemiche,
  il
  CTV
  rimase
  distanziato
  dalle
  truppe
  spagnole
  che
  dovevano
  affrontare
  sull’unica
  strada
  di 
  avanzamento
  una
  nebbia
  ghiacciante
  con
  una
  visibilità
  di
  circa
  cento
  metri,
  tra
  cunette
  e
  buche
  nella
  strada
  e
  i
  campi 
  adiacenti
  pieni
  di
  fango
  e
  neve
  che
  erano
  difficoltose
  da
  attraversare
  persino
  a
  piedi.
  Nonostante
  le
  difficoltà
  del 
  tempo,
  il
  fronte
  nazionalista
  avanzò
  di
  circa
  10
  kilometri.
  Le
  forze
  repubblicane
  dimostrarono
  una
  efficiente 
  coordinazione
  e
  riuscirono
  il
  12
  marzo
  a
  bloccare
  la
  celere
  avanzata
  fascista
  sottomettendola
  ad
  una
  durissima 
  condizione
  di
  combattimento.
  Le
  comunicazioni
  tra
  il
  distante
  Quartier
  Generale,
  a
  80
  km
  dalla
  zona
  di
  operazione, 
  erano
  compromesse
  e
  ritardavano
  gli
  ordini
  di
  combattimento,
  a
  volte
  fraintesi.
  Fu
  un
  caos
  totale
  che
  durò
  fino
  al 
  giorno
  18
  quando
  Roata
  ordino
  a
  Bergonzoli
  di
  dare
  l’ordine
  di
  ritirata.
  Fu
  un
  caos
  totale:
  i
  primi
  mezzi
  di 
  sfondamento
  dovettero
  invertire
  la
  propria
  marcia
  trovandosi
  bloccati
  ed
  intrappolati
  dalle
  colonne
  retrostanti
  che 
  invece
  continuavano
  ad
  avanzare.
  Gli
  aerei
  russi
  iniziarono
  a
  bersagliare
  le
  colonne
  italiane
  in
  difficoltà
  di
  movimento
  ed
  a
  mitragliare
  i
  militari
  che
  non
  potevano 
  trovare
  rifugio
  sulle
  desolate
  distese
  dell’altopiano.
  Alla
  fine
  della
  battaglia
  le
  cifre
  ufficiali
  parlavano
  di
  340
  soldati
  e
  37
  ufficiali
  uccisi
  in
  combattimento,
  circa
  2000 
  feriti e 600 dispersi, mentre tra le truppe nazionaliste spagnole non si registrarono perdite. 
  Con
  la
  sconfitta
  emersero
  pesanti
  interrogativi
  sull’efficienza
  del
  CTV
  e
  le
  spiegazioni
  fornite
  andavano
  dallo
  scarso
  propensione
  di
  andare
  in
  battaglia
  di
  numerosi 
  “padri
  di
  famiglia”
  dai
  capelli
  grigi
  arruolatisi
  per
  lo
  stipendio
  allettante,
  ai
  giovani
  volontari
  inesperti
  e
  non
  addestrati
  al
  combattimento,
  all’inettitudine
  di
  numerosi 
  ufficiali
  inferiori
  che
  riceverono
  i
  loro
  gradi
  in
  base
  alle
  loro
  pregresse
  e
  non
  utili
  esperienze
  politiche
  e
  lavorative.
  Va
  detto,
  inoltre,
  che
  grazie
  alle
  difficili
  condizioni 
  ambientali
  in
  cui
  il
  CTV
  si
  trovò
  a
  Guadalajara,
  molti
  volontari
  giunti
  in
  Spagna,
  ingannati
  o
  non,
  per
  lavorare
  come
  coloni,
  per
  farsi
  esonerare
  dalla
  battaglia, 
  accusavano
  malattie
  croniche
  che
  stranamente
  all’atto
  dell’arruolamento
  non
  venivano
  dichiarate.
  Non
  furono
  rari
  gli
  episodi
  di
  autolesionismo
  al
  fine
  di
  procurarsi 
  un’invalidità al combattimento.
  La
  battaglia
  di
  Guadalajara
  segnò
  un
  passaggio
  importante
  per
  l’intervento
  fascista
  in
  Spagna
  e
  fu
  il
  luogo
  in 
  cui
  gli
  italiani
  dei
  due
  bandi
  opposti
  si
  affrontarono
  direttamente
  sui
  campi
  di
  battaglia,
  con
  il
  celebre 
  episodio
  in
  cui
  delle
  truppe
  fasciste,
  sentendo
  parlare
  in
  italiano,
  confusero
  una
  pattuglia
  di
  ricognizione
  della 
  Brigata
  Garibaldi
  per
  dei
  soldati
  della
  Divisione
  “Littorio”.
  In
  un’imboscata
  le
  milizie
  fasciste
  si
  trincerarono
  nel 
  cascinale
  Ibarra
  dove
  il
  Luigi
  Longo
  (futuro
  senatore
  del
  PCI)
  con
  degli
  megafoni
  esortò
  i
  connazionali
  ad 
  arrendersi
  con
  le
  seguenti
  testuali
  parole
  “Fratelli,
  perché
  siete
  venuti
  in
  terra
  straniera
  ad
  assassinare
  dei 
  lavoratori?”
  .
  Nonostante
  gli
  inviti
  dei
  connazionali
  garibaldini,
  i
  fascisti
  non
  si
  arresero
  e
  furono
  uccisi
  in
  un 
  aspro
  e
  duro
  combattimento
  tra
  uomini
  che
  combattevano
  inutilmente
  per
  degli
  ideali
  diversi,
  ma
  per
  una 
  stessa Patria.
  Si
  dice
  che
  dopo
  la
  sconfitta
  italiana,
  molti
  membri
  dello
  Stato
  Maggiore
  di
  Franco
  brindarono
  alla
  vittoria 
  repubblicana,
  visto
  che
  avevano
  dimostrato”
  che
  gli
  spagnoli,
  anche
  se
  erano
  repubblicani,
  sempre
  potevano 
  vincere
  gli
  italiani”.
  Questi
  fatti
  facilitarono
  la
  supremazia
  politica
  di
  un
  Franco
  ambizioso
  il
  quale
  pensava
  più 
  alla
  sua
  soddisfazione
  personale
  ed
  antecedeva
  i
  suoi
  obiettivi
  personali
  a
  quelli
  strategici
  nazionali,
  potendo
  aver
  meglio
  pianificato
  una
  battaglia
  perfettamente 
  coordinato con le ingenti truppe del CTV e terminando quanto prima la guerra civile con la conquista di Madrid
  24
  .
  Anche
  se
  le
  perdite
  in
  termini
  di
  vite
  umane
  e
  di
  materiale
  bellico
  lasciato
  sul
  campo
  furono
  ingenti,
  sul
  piano
  militare
  la 
  tenace
  e
  vittoriosa
  resistenza
  dei
  Repubblicani
  non
  mutò
  la
  situazione
  tra
  i
  due
  campi.
  Giunte
  a
  Roma
  le
  notizie
  e
  le 
  valutazioni
  sull’umiliante
  disfatta
  di
  Guadalajara,
  i
  nuovi
  ordini
  non
  si
  fecero
  attendere
  molto.
  Il
  Generale
  Roatta
  ed
  i 
  comandanti
  delle
  Divisioni
  furono
  destituiti
  e
  rimpatriati.
  In
  data
  15
  aprile
  il
  Generale
  Bastico
  fu
  nominato
  Capo
  del
  CTV
  e
  fu 
  affiancato
  da
  ben
  otto
  generali
  per
  la
  ricostruzione
  del
  Corpo.
  Si
  rafforzò
  il
  contingente
  dei
  Carabinieri
  Reali
  di
  altre
  150 
  militari
  affinchè
  potessero
  espletare
  a
  pieno
  le
  loro
  funzioni
  di
  Polizia
  Militare
  per
  evitare
  eventuali
  atti
  di
  insubordinazione
  o 
  indisciplina.
  Si
  decise
  infine
  di
  rimpatriare
  tutti
  coloro
  che
  venivano
  considerati
  inutili
  ai
  combattimenti,
  presenti
  in
  special 
  modo
  nelle
  1
  a 
  e
  3
  a 
  Divisione
  delle
  “Camicie
  Nere”
  e
  della
  MVSN.
  Il
  rientro
  di
  2.255
  feriti,
  2.685
  infermi
  e
  soprattutto
  il
  rimpatrio 
  per
  motivi
  di
  disciplinari,
  di
  scarsa
  idoneità
  fisica,
  professionale
  e
  morale
  di
  3.719
  uomini,
  di
  cui
  171
  ufficiali,
  diede
  luogo
  al 
  reintegro
  di
  1500
  soldati
  professionalmente
  addestrati
  e
  ad
  una
  ristrutturazione
  organica
  di
  uomini
  e
  mezzi
  dell’intero 
  contingente
  del
  CTV
  25
  .
  Questo
  dimostrava
  che
  l’Italia
  intendeva
  proseguire
  nel
  conflitto
  non
  come
  aiuto
  all’esercito
  di
  Franco, 
  ma
  in
  qualità
  di
  terza
  entità
  belligerante
  assumendosi
  le
  responsabilità
  proprie
  di
  comando
  a
  dispetto
  di
  quanto
  vietava
  il 
  “Patto
  di
  non
  intervento”
  di
  Londra
  e
  che
  oramai
  non
  aveva
  alcun
  potere
  e
  significato
  geopolitico.
  Il
  nuovo
  obiettivo
  di 
  Mussolini.
  dopo
  la
  sconfitta
  di
  Guadalajara.
  sarebbe
  stato
  quello
  di
  vendicare
  i
  morti
  in
  combattimento,
  ora
  che
  gli
  Italiani 
  sarebbero stati capaci di dimostrare il loro valore in battaglia.
  Le Operazioni belliche a Nord della Spagna e la presa di Santander.
  I
  
  nuovi
  assetti
  spinsero
  Franco
  ad
  abbandonare
  la
  conquista
  di
  Madrid
  e
  a
  ideare
  una
  occupazione 
  sistematica
  del
  territorio
  nord-orientale
  della
  penisola,
  obbligando
  a
  sostituire
  la
  ormai
  inefficace 
  “guerra
  celere”
  con
  operazioni
  a
  largo
  raggio
  lente
  e
  metodiche.
  
  I
  nazionalisti
  aumentarono
  le
  richieste 
  di
  intervento
  della
  moderna
  aviazione
  tedesca,
  denominata
  “Legione
  Condor”
  che
  riusciva
  a 
  capitalizzare
  diverse
  successi
  militari
  senza
  peraltro
  esporsi
  ad
  alcun
  rischio.
  La
  loro
  influenza
  sullo 
  Stato
  Maggiore
  spagnolo
  accresceva
  moltissimo,
  a
  discapito
  del
  riconoscimento
  degli
  sforzi
  compiuti
  sul 
  campo
  dagli
  Italiani
  il
  cui
  sangue
  scorreva
  ogni
  giorno
  sulle
  aspre
  montagne
  cantabriche.
  Il 
  bombardamento
  di
  Guernica
  da
  parte
  della
  Legione
  Condor
  dello
  spietato
  Generale
  Speerle
  e 
  coadiuvata
  dall’Aviazione
  Legionaria
  italiana,
  fu
  uno
  degli
  atti
  più
  atroci
  e
  terroristici
  verso
  la 
  popolazione
  civile.
  Inizialmente
  la
  propaganda
  repubblicana
  esagerò
  il
  numero
  delle
  vittime
  portandole 
  ad
  oltre
  1600,
  ma
  più
  recentemente
  un’indagine
  della
  nuova
  Spagna
  democratica
  ha
  stabilito
  che
  i
  morti 
  effettivi
  potrebbero
  essere
  stati
  soltanto
  200
  circa,
  anche
  grazie
  al
  fatto
  che
  l’affollata
  piazza
  del
  mercato 
  cittadino
  rimase
  chiusa
  in
  quei
  giorni
  per
  la
  troppa
  vicinanza
  al
  fronte
  bellico.
  Quel
  triste
  eccidio
  fu
  per 
  molto
  tempo
  taciuto
  dalle
  autorità
  militari
  nazionaliste
  e
  svelato
  grazie
  alle
  cronache
  dei
  coraggiosi 
  giornalisti stranieri presenti sul posto, tra i quali anche Ernst Hemingway e George Orwell.
  I combattimenti sugli altri fronti e gli scontri interni alla Repubblica.
  Ad
  aggravare
  la
  situazione
  repubblicana,
  nel
  maggio
  del
  ’37
  scoppiò
  a
  Barcellona
  una
  controrivoluzione
  repubblicana-
  stalinista
  (conosciuta
  come
  Las
  Jornadas
  de
  Mayo)
  che
  affrontò
  le
  forze
  anarchiche
  coadiuvate
  dal
  PUOM
  
  (Partido
  Uniòn
  Obrera 
  Marxista)
  in
  cinque
  giornate
  di
  scontri
  e
  barricate
  che
  produssero
  più
  di
  500
  morti
  e
  un
  migliaio
  di
  feriti
  dopo
  che
  il
  Governo 
  repubblicano di Madrid sedò gli scontri inviando circa 10.000 uomini degli Asaltos in aiuto alla fazione Comunista e Socialista.
  Un
  chiacchierato
  incidente
  aereo,
  ufficialmente
  causato
  da
  un
  forte
  temporale,
  in
  cui
  perse
  la
  vita
  il
  3
  
  giugno1937
  il
  Generale 
  Mola
  Vidal,
  diede
  a
  Franco
  la
  possibilità
  di
  condurre
  le
  operazioni
  militari
  in
  completa
  autonomia.
  Nei
  primi
  giorni 
  dell’
  Alzamiento
  ,
  il
  20
  di
  luglio
  del
  1936,
  un'altra
  figura
  di
  spicco
  della
  ribellione
  nazionalista
  e
  vero
  ispiratore
  del
  colpo
  di
  stato, 
  il
  Generale
  José
  Sanjurjo
  Sacanell,
  morì
  in
  un
  incidente
  aereo
  in
  Portogallo
  durante
  il
  decollo
  del
  velivolo
  militare
  pilotato
  dal 
  colonnello
  Juan
  Antonio
  Ansaldo,
  rimasto
  miracolosamente
  illeso.
  In
  quell’incidente
  le
  cause
  furono
  imputate
  all’eccessivo 
  peso
  al
  decollo
  dovuto
  alle
  pesanti
  valige
  del
  generale
  che
  ostinatamente
  voleva
  portarsi
  appresso
  tutte
  le
  sue
  ingombranti 
  divise.
  Sebbene
  consigliato
  dal
  pilota
  di
  lasciare
  a
  terra
  le
  proprie
  valige,
  sembra
  che
  il
  generale
  Sanjurjo
  replicò
  seccamente 
  dicendo che “
  come futuro Caudillo di Spagna, era d’obbligo indossare abiti appropriati
  ”. 
  Dopo
  alcune
  settimane
  di
  violentissimi
  combattimenti
  e
  bombardamenti,
  il
  18
  di
  giugno
  del
  ’37
  i
  Nazionalisti
  riuscirono
  a 
  conquistare
  Bilbao,
  mentre
  le
  truppe
  riorganizzate
  del
  CTV
  poterono
  dimostrare
  al
  Duce
  la
  loro
  audacia
  e
  valore
  con
  la 
  battaglia
  di
  Puerto
  Escudo,
  preludio
  della
  resa
  di
  Santander
  da
  parte
  delle
  forze
  repubblicane.
  A
  fine
  dell’ottobre
  del
  ’37
  le 
  truppe
  franchiste
  completarono
  la
  conquista
  della
  regione
  delle
  Asturie,
  mentre
  i
  primi
  di
  dicembre
  le
  truppe
  repubblicane 
  ottennero una vittoria per la riconquista della città di Teruel, ripresa dopo solo due mesi dall’esercito nazionalista di Franco. 
  La resa di Barcellona e la fine della Guerra Civile con la caduta di Madrid
  I
  combattimenti
  puntarono
  verso
  l’ultima
  zona
  bagnata
  dal
  Mediterraneo,
  per
  costringere
  la
  capitolazione
  di
  Barcellona
  nel 
  frattempo
  colpita
  dalle
  artiglierie
  della
  Regia
  Marina
  Italiana
  e
  dagli
  incessanti
  bombardamenti
  aerei
  sia
  italiani
  che
  tedeschi. 
  Nell’aprile
  del
  1938
  le
  truppe
  di
  Franco
  raggiunsero
  per
  la
  prima
  volta
  le
  coste
  catalane
  all’altezza
  di
  Vinaroz.
  Nell’ottobre
  del 
  ’38,
  dietro
  le
  insistenze
  delle
  comunità
  internazionali,
  ma
  anche
  perché
  ormai
  l’esercito
  di
  Franco
  aveva
  raggiunto
  una
  propria 
  autonomia
  sul
  vasto
  territorio
  iberico
  conquistato,
  decise
  il
  rimpatrio
  di
  oltre
  10.000
  uomini
  del
  CTV
  che
  da
  22
  mesi
  stavano 
  combattendo
  in
  un
  paese
  straniero,
  lontani
  dalle
  proprie
  famiglie.
  Dopo
  il
  23
  dicembre
  del
  ’38,
  Franco
  riorganizzò
  i
  propri 
  contingenti
  ed
  iniziò
  dal
  fronte
  meridionale
  un
  attacco
  coordinato
  per
  impadronirsi
  di
  tutta
  la
  Catalogna.
  Le
  forze 
  repubblicane,
  abbandonate
  da
  tutti
  i
  volontari
  sovietiche
  e
  dalle
  Brigate
  internazionali,
  resistettero
  strenuamente
  per
  più
  di
  4 
  settimane
  ed
  alla
  fine
  di
  violenti
  combattimenti,
  le
  truppe
  franchiste
  coadiuvate
  da
  contingenti
  italiani
  entrarono
  nella
  capitale 
  catalana.
  Oltre
  450.000
  rifugiati
  repubblicani
  fuggirono
  verso
  la
  Francia
  che
  fu
  costretta
  ad
  internarli
  in
  vasti
  campi
  di 
  concentramento.
  Alla
  fine
  del
  febbraio
  1939
  la
  Francia
  e
  la
  Gran
  Bretagna,
  nel
  gioco
  delle
  diplomazie
  internazionali,
  scelsero
  di 
  riconoscere
  ufficialmente
  il
  governo
  del
  Generale
  Franco.
  Madrid
  nel
  frattempo
  rimaneva
  ancora
  in
  mano
  dei
  Repubblicani
  che 
  decisero
  di
  resistere
  nonostante
  le
  condizioni
  nettamente
  sfavorevoli
  con
  l’unico
  scopo
  di
  raggiungere
  una
  “
  pace
  onorevole
  ”. 
  Questa
  resa
  però
  non
  era
  condivisa
  da
  tutto
  il
  Consiglio
  per
  la
  Difesa
  Nazionale
  di
  Madrid,
  sfociando
  in
  una
  inutile
  e 
  sanguinosa
  contesa
  tra
  membri
  della
  stessa
  fazione
  che
  portò
  ugualmente
  all’accettazione
  di
  una
  resa
  senza
  condizioni 
  imposta in data 31 marzo 1939 dall’inamovibile Franco
  26
  .
  La
  sorte
  giocò
  un
  ruolo
  fondamentale
  per
  Franco
  che
  fu
  comunque
  molto
  abile
  a
  cogliere
  i
  vantaggi
  offerti
  sul
  campo:
  al
  principio
  l“
  alzamiento
  ”
  dei
  generali 
  franchisti
  si
  sarebbe
  dovuto
  insabbiare
  tra
  le
  dune
  del
  Marocco,
  dato
  che
  la
  Reale
  Marina
  Spagnola
  non
  si
  prestò
  a
  traghettare
  gli
  insorti
  sulle
  sponde
  meridionali 
  iberiche,
  ma
  gli
  aiuti
  subito
  offerti
  dalla
  Germania
  
  nazista
  e
  dall’Italia
  mussoliniana
  offrirono
  la
  decisiva
  soluzione
  all’improvvisato
  piano
  golpista.
  Altro
  grave
  errore 
  da
  parte
  dei
  Repubblicani
  fu
  quello
  di
  non
  armare
  immediatamente
  il
  popolo
  delle
  città
  per
  contrastare
  la
  presa
  di
  potere
  delle
  caserme
  dei
  militari:
  nelle
  città 
  dove
  gli
  operai
  e
  gli
  anarchici
  affrontarono
  immediatamente
  le
  guarnigioni
  di
  militari
  insorti,
  questi
  si
  arresero
  senza
  opporre
  grande
  resistenza
  lasciando
  il
  terreno 
  sotto
  il
  controllo
  repubblicano.
  
  Per
  lo
  stesso
  motivo,
  nei
  capoluoghi
  dove
  si
  credeva
  che
  i
  militari
  non
  proseguissero
  nel
  loro
  intento,
  questi
  effettuarono
  una
  dura 
  repressione
  nei
  confronti
  delle
  autorità
  cittadine.
  Infine,
  nei
  momenti
  più
  cruciali
  del
  conflitto,
  le
  problematiche
  insorte
  a
  Barcellona
  e
  a
  Madrid
  diedero
  luogo
  ad 
  una
  guerra
  civile
  nella
  guerra
  civile,
  con
  anarchici
  contro
  comunisti,
  generando
  una
  profonda
  confusione
  e
  perdite
  di
  vite
  umane,
  a
  tutto
  vantaggio
  del 
  Generalissimo.
  Non
  di
  poco
  conto
  il
  fatto
  che
  i
  suoi
  più
  forti
  rivali
  politico
  militari
  perirono
  in
  due
  diversi
  incidenti
  aerei,
  lasciando
  così
  a
  Franco
  il
  cammino
  del 
  successo libero da qualsiasi ostacolo.
  Tutti
  gli
  onori
  ed
  i
  privilegi
  andarono
  al
  Generalissimo
  Franco,
  Caudillo
  della
  Nuova
  Spagna,
  che
  seppe 
  ben
  avvantaggiarsi
  degli
  aiuti
  inviati
  dall’Italia
  nel
  momento
  di
  sua
  maggior
  difficoltà.
  Franco
  fu
  abile 
  anche
  a
  promettere
  e
  non
  mantenere.
  Durante
  la
  Seconda
  Guerra
  Mondiale
  si
  dichiarò
  “Paese
  non 
  belligerante”
  senza
  aderire
  all’asse
  nazi-fascista,
  sostenendo
  che
  il
  suo
  esercito,
  dopo
  la
  disastrosa 
  guerra
  civile,
  necessitava
  di
  tempo
  per
  essere
  completamente
  riorganizzato.
  Nel
  1941
  si
  sdebitò 
  “simbolicamente”
  solo
  con
  Hitler,
  inviando
  cica
  47
  mila
  volontari
  (División
  Azúl)
  sul
  fronte
  russo
  da
  cui 
  più
  di
  5.000
  soldati
  non
  tornarono
  più
  in
  Spagna,
  contro
  i
  scarsi
  300
  soldati
  tedeschi
  caduti
  durante
  i
  tre 
  anni di guerra civile.
  Alla
  fine
  della
  guerra
  civile
  spagnola
  l’Italia
  fascista
  ci
  lascia
  alcune
  cifre
  su
  cui
  poter
  riflettere
  :
  oltre 
  3.400
  cadaveri
  di
  soldati
  italiani
  morti
  in
  terra
  straniera,
  centinaia
  di
  vedove
  e
  madri
  senza
  figli,
  8 
  miliardi
  e
  mezzo
  di
  vecchie
  lire,
  due
  milioni
  di
  bombe
  a
  mano,
  105.000
  fucili
  per
  l’impiego
  di
  78.800 
  militari,
  4.000
  veicoli,
  11.500
  tonnellate
  di
  esplosivo
  lanciato
  in
  5.328
  incursioni
  aeree
  27
  .
  Le
  cifre
  relative 
  alla
  partecipazione
  nel
  bando
  repubblicano
  sono
  poche
  ed
  imprecise,
  dovute
  alla
  censura
  del
  periodo 
  franchista
  ed
  al
  timore
  di
  dichiarare
  le
  identità
  dei
  caduti
  per
  evitare
  le
  ripercussioni
  sulle
  loro
  famiglie. 
  Si
  calcola
  comunque
  che
  gli
  italiani
  deceduti
  in
  aiuto
  alla
  Seconda
  Repubblica
  spagnola
  siano
  circa
  550, 
  la
  maggior
  parte
  sepolti
  anonimamente
  in
  cimiteri
  locali
  o
  mai
  trovati
  o
  identificati
  nelle
  fosse
  comuni.
  Tutto
  questo
  per
  voler
  dimostrare
  ancora
  una
  volta
  quale 
  prezzo altissimo ed inutile abbia dovuto pagare l’Italia per l’orgoglio e la vanità del fascismo di Mussolini.
  Dobbiamo
  inoltre
  osservare
  che
  Franco,
  grazie
  all’appoggio
  di
  Hitler,
  senza
  l’intervento
  dell’Italia,
  sarebbe
  stato
  in
  grado
  di
  completare
  ugualmente
  il
  suo
  colpo
  di 
  stato e concludere vittoriosamente la guerra civile.
  Oltre
  alle
  160.000
  vittime
  totali
  del
  conflitto
  civile,
  si
  debbono
  considerare
  anche
  le
  circa
  110.000
  uccisioni
  dovute
  alla
  dura
  ed
  indiscriminata
  repressione, 
  maggiormente
  messa
  in
  atto
  dai
  franchisti,
  ma
  anche
  da
  parte
  repubblicana.
  Circa
  400.000
  persone
  hanno
  dovuto
  trovare
  esilio
  all’estero
  per
  sfuggire
  alla
  spietata 
  dittatura di Franco, durata quasi 40 anni, la più lunga nella storia moderna europea.
  Il Mausoleo italiano di Puerto Escudo e il Sacrario Militare italiano di Saragozza.
  Il
  regime
  di
  Franco
  e
  il
  governo
  fascista
  di
  Mussolini
  adoperavano
  la
  monumentalità
  dei
  cimiteri
  di
  guerra
  come
  mezzi 
  propagandistici
  di
  coercizione
  ideologica,
  esaltando
  il
  culto
  dei
  martiri
  per
  la
  Patria
  e
  la
  capacità
  di
  ripetere
  il
  loro
  gesto 
  estremo e le cause che produssero questi eventi. 
  Nei
  pressi
  di
  Puerto
  Escudo,
  nella
  regione
  montuosa
  cantabrica
  a
  circa
  50
  km
  a
  sud
  di
  Santander,
  venne
  eretto
  un
  mausoleo
  a 
  forma
  di
  piramide
  in
  cui
  dovevano
  riposare
  i
  corpi
  di
  372
  soldati
  italiani
  caduti
  nel
  cosiddetto
  fronte
  del
  Nord.
  Dei
  sepolti,
  268 
  furono
  rimpatriati,
  mentre
  i
  restanti
  104
  furono
  traslati
  nell’anno
  1975
  alla
  Torre
  Ossario
  di
  Saragozza
  28
  .
  Quest’ultima 
  costruzione
  fa
  parte
  di
  un
  complesso
  architettonico
  adibito
  a
  Sacrario
  Militare
  e 
  composto
  da
  una
  chiesa
  dei
  Cappuccini
  dedicata
  a
  Sant’Antonio
  da
  Padova
  e
  da
  una 
  torre
  di
  42
  metri
  (nel
  progetto
  originale
  si
  prevedeva
  un’altezza
  di
  72
  metri,
  ridotta
  per 
  mancanza
  di
  fondi)
  in
  cui
  vengono
  custoditi
  le
  spoglie
  di
  tutti
  i
  caduti
  nella
  Guerra
  di 
  Spagna,
  includendo
  anche
  22
  italiani
  della
  Brigata
  Internazionale.
  Iniziato
  nel
  maggio 
  del
  1942,
  il
  Sacrario
  fu
  aperta
  al
  pubblico
  nel
  giugno
  1945
  in
  epoca
  postfascista
  e 
  gestista
  dal
  Ministero
  della
  Difesa
  italiano,
  affidando
  il
  compito
  di
  ricerca
  e 
  conservazione
  dei
  corpi
  al
  priore
  Padre
  Bergamini,
  cappellano
  militare
  al
  tempo 
  dell’intervento militare italiano in territorio spagnolo.
  29
  Articolo del S.Ten. CC (R) Giuseppe Coviello
  Presidente della Sezione Estera UNUCI per Spagna / Isole Canarie
  _________________________________________________
  18 Periodico ABC Sevilla – 26.02.1937 pag 9
  19 Console a Siviglia, Conti, al Ministro degli Esteri, Ciano – Rapporto Segreto 854/46. Siviglia, 9 marzo 1937
  20 Dimas Vaquero Pelaéz, Credere, obbedire, combattere, Mira Editores, Zaragoza, 2007, pag 131
  21 Dimas Vaquero Pelaéz, Credere, obbedire, combattere, Mira Editores, Zaragoza, 2007, pag 120-122
  22 Dimas Vaquero Pelaéz, Credere, obbedire, combattere, Mira Editores, Zaragoza, 2007, pag 1166-167
  23 Javier Rodrigo, La Guerra fascista, Alianza Editorial, Madrid, 2016, pag.131
  24 Dimas Vaquero Pelaéz, Credere, obbedire, combattere, Mira Editores, Zaragoza, 2007, pag 143
  25 Javier Rodrigo, La Guerra fascista, Alianza Editorial, Madrid, 2016, pag.143-145
  26 Augusto Cantarelli, I nostri nella Guerra Civile di Spagna, Editoria Privata Sassoferrato (AN), 2011, pag 110-111
  27 Javier Rodrigo, La Guerra fascista, Alianza Editorial, Madrid, 2016, pag.334 
  28 Dima Vaquero Pelaéz, Credere, obbedire, combattere, Mira Editores, Zaragoza, 2007, pag 247
  29 Dima Vaquero Pelaéz, Credere, obbedire, combattere, Mira Editores, Zaragoza, 2007, pag 262-270